martedì 1 dicembre 2009

Schopenhauer, Quadruplice

Schopenhauer, Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente (1813)

Principio di ogni filosofare è il principio di ragione sufficiente. Sua definizione:
Niente è senza una ragione per la quale sia piuttosto che non sia.

Tutte le nostre rappresentazioni stanno tra loro in una connessione regolare (in quanto alla forma essa è determinabile a priori). Questo collegamento esprime il principio di ragione sufficiente nella sua universalità. Qualsiasi oggetto sta in una relazione necessaria con altri oggetti. Il collegamento assume quattro forme diverse a seconda della specie di oggetti.
Schopenhauer individua quattro radici, cioè quattro tipi di rapporti = a quattro tipi di classi in cui si scompone tutto ciò che può essere oggetto per noi.

Principio di ragione sufficiente del divenire (ratio fiendi) – Correlato soggettivo: intelletto.
Classe di oggetti: rappresentazioni intuitive (empiriche).

Principio di ragione sufficiente del conoscere (ratio cognoscendi) – Correlato soggettivo: ragione. Classe di oggetti: rappresentazioni astratte (concetti).

Principio di ragione sufficiente dell’essere (ratio essendi) – Correlato soggettivo: pura sensibilità. Classe di oggetti: parte formale delle rappresentazioni (forme pure a priori: tempo e spazio).

Principio di ragione sufficiente dell’agire (ratio agendi) – Correlato soggettivo: autocoscienza. Classe di oggetti: soggetto del volere.

Il principio di ragione sufficiente del divenire, si presenta come legge della causalità (un effetto implica necessariamente una causa) ed è in rapporto alle modificazioni della realtà: attraverso la legge di causalità, l’intelletto concepisce la sensazione data del corpo come un effetto che in quanto tale deve avere una causa. Con l’aiuto della forma del senso esterno (spazio) l’intelletto trasferisce quella causa al di fuori dell’organismo.
Solo in questo modo nasce il di fuori.

In breve: i sensi offrono la materia prima, che l’intelletto per mezzo delle forme a priori (spazio, tempo e causalità) trasforma nell’intuizione oggettiva di un mondo fisico.

La causalità si presenta sotto tre forme:
1 – causa in senso stretto: nel regno inorganico (oggetto della meccanica, della fisica, della chimica).
2 – come stimolo: nella natura vegetale o nella parte inconscia della vita animale.
3 – come motivo: nella vita animale. (il motivo guida il fare: le azioni esterne accompagnate dalla
coscienza – oggetto dell’etica).

Principio di ragione sufficiente del conoscere. I concetti si fondano sul dato intuito e con l’aiuto del linguaggio sono fissati in parole. Il collegamento del dato intuito con il concetto astratto pensato, si ha con l’attività del GIUDIZIO (mediatore tra intelletto e ragione).

Pensare, riflettere è il carattere di questa seconda specie di conoscenza. Il pensare che opera con l’aiuto delle rappresentazioni intuitive è il vero e proprio nucleo di ogni conoscenza, in quanto risale allea fonte prima dei concetti. Ogni conoscenza vera e originale deve avere come sua base qualche idea intuita.

Definizione: quando deve esprimere una conoscenza, un giudizio deve avere una ragione sufficiente. Per questa qualità riceve allora il predicato di vero.
La verità di un giudizio consiste nel suo rapporto con qualcosa di diverso da esso, che viene chiamato la sua ragione.

Si ha una verità logica quando un giudizio ha come ragione un altro giudizio (per es. nel sillogismo).
Si ha verità empirica quando un giudizio ha come ragione una rappresentazione intuitiva (che ha verità materiale).

Principio di ragione sufficiente dell’essere. Le forme del tempo e dello spazio vengono intuite in modo puro, separate dalla materia (contenuto).

Ricorda: la causalità non è di per sé e separatamente un oggetto della facoltà di rappresentazione, ma entra nella coscienza solo con e nel materiale della conoscenza.

Il principio è la legge per la quale le parti dello spazio e del tempo si determinano tra loro rispetto a rapporti di posizione e di successione (applicazioni nella matematica e nella geometria).

Questo rapporto è diverso da quello causa-effetto e da quello ragione-conseguenza.
Esempio. Domanda: perché in questo triangolo i tre lati sono uguali? Risposta è: perché i tre angoli sono uguali.
D: Ma l’uguaglianza degli angoli è la causa dell’uguaglianza dei lati?
R: No, perché non si parla di una modificazione (causa – effetto).
D: E’ allora una ragione di conoscenza?
R: No, perché nel concetto dell’uguaglianza degli angoli non c’è quello della uguaglianza dei lati. Il rapporto non è tra concetti, ma solo tra lati e angoli.
L’uguaglianza degli angoli è la ragione dell’esser così dell’uguaglianza dei lati.

Altro esempio: perché mai in realtà il passato è assolutamente irrecuperabile e il futuro imprevedibile? Risposta: è così! Non si può dimostrare in modo logico.

Principio di ragione sufficiente dell’agire. Un solo oggetto: il soggetto del volere. Il soggetto conoscente conosce se stesso come un soggetto che vuole. E il volere è la più immediata delle nostre conoscenze.
Il principio: per ogni nostra risoluzione che percepiamo in noi stessi ci chiediamo: perché? Presupponiamo che sia stata preceduta da qualcosa, che noi chiamiamo il motivo dell’azione. Senza tale motivo l’azione è impensabile.
Il motivo fa parte delle cause (è la causalità che passa attraverso la conoscenza): è una rappresentazione che provoca un atto di volontà

Altri passi interessanti dalla Quadruplice.
Non possediamo una facoltà fatta per le cognizioni metafisiche. Ciò che è innato in noi (a priori, indipendente dall’esperienza) è limitato alla parte formale della conoscenza, cioè alle funzioni dell’intelletto. I concetti della ragione hanno la loro materia e il loro contenuto dalla conoscenza intuitiva, presa dall’intelletto, dalla sensazione. La ragione non ha affatto un contenuto materiale, ma soltanto un contenuto formale. Con i mezzi propri la ragione non può procurarsi un contenuto.

Schopenhauer pone l'importante differenza tra causa e ragione della conoscenza.

A - sapere e provare che una cosa è = la ragione della conoscenza.
B - sapere e provare il perché essa è = la conoscenza di una causa.

A = ragione del conoscere per la fondazione di un giudizio.
B = causa per il prodursi di un fatto reale.

Esempio. Confusione tra ragione e conseguenza nella prova dell’esistenza di Dio in Cartesio, che dice: “nel concetto di essere perfettissimo è necessariamente contenuta l’esistenza. Ma qui, obietta Schopenhauer, c’è un rapporto tra ragione e conseguenza e non un rapporto di causa ed effetto.

Ricorda: il principio di ragione sufficiente del conoscere, non comporta una relazione temporale, ma solo una relazione ragione/conseguenza. Qui prima e dopo sono senza significato.

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